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Destinazione Ospitale: di quale Turismo abbiamo bisogno?

Destinazione ospitale è quel contesto territoriale e culturale nel quale la comunità residente si riconosce in un sentimento collettivo che vive nei luoghi, nelle tradizioni e nel suo capitale simbolico aprendosi – in uno scambio permanente, responsabile, sostenibile ed equo – con l’ambiente circostante e con la comunità temporanea di viaggiatori condividendo il proprio patrimonio tangibile e intangibile in un evento sociale collettivo chiamato Ospitalità. L’obiettivo è creare un’economia del Bene Comune che possa soddisfare i bisogni e gli interessi di tutte le parti coinvolte.

Nel periodo storico complesso che stiamo vivendo, dove il mondo intero vive in un clima di incertezza generale e di emergenza politica, economica, sociale, ambientale. mi sono trovato più volte a riflettere sulla deriva della nostra società sempre più imbruttita, malata, ingorda, disumana e distruttiva.
Il mondo, per come lo abbiamo conosciuto, è morto. L’ideologia del nostro tempo è crollata. Il nostro modo di vivere si sta esaurendo, perché insostenibile nel suo insieme. È la Storia che, come sua abitudine, ci porta il conto (senza sconti) delle nostre azioni, delle nostre convinzioni, delle nostre ambizioni.

“Quali grandi insegnamenti possiamo trarre da questa storia e dalla Storia?

  • Noi esseri umani abbiamo un potere enorme che determina il nostro destino nel bene e nel male
  • Ogni fine indica sempre un nuovo inizio, che sfocia in un altro tempo, in un altro uomo, in un altro mondo.

Ma, da un grande potere derivano grandi responsabilità, diceva Spiderman,
Quindi sono i pensieri, le scelte e le azioni di adesso a dare forma e sostanza al futuro che è già domani.

Dalla modalità emergenza si passa a una modalità di urgenza.

C’è urgenza di coscienza, di pensieri alti, di bellezza, di dialogo, di sogno, di amore, di azioni mirate al bene comune e di cooperazione leale che non perda di vista ciò che essenziale e necessario per rifiorire. Rielaboriamo il significato delle nostre vite e prendiamoci cura dell’Altro, della comunità in cui viviamo, dei luoghi che abitiamo, delle storie che siamo.
C’è urgenza ad imparare ad essere prima che ad avere, a comprendere che ciò che diamo è ciò che riceviamo, che la ricchezza non è il denaro ma il tempo che viviamo e che essere consapevoli ci permette di vedere il mondo da una prospettiva di unione.

Il Turismo, la più grande industria del secolo, non fa eccezione.

C’è urgenza di un nuovo modo di concepire l’industria dell’ospitalità e del viaggio e per farlo è necessario staccarsi dal vecchio paradigma predatore e colonizzatore e diventare costruttori di un nuovo modello, di una nuova visione alternativa che viva in armonia con i luoghi, le comunità e l’ ambiente.

Una volta usciti dalle reciproche trincee, l’unica via è ristabilire un legame profondo tra noi e l’Altro, tra noi e i luoghi.

L’unica via è riconoscersi, un viaggio al centro dell’ospitalità.

Etica, responsabilità e sostenibilità

Abbiamo assistito negli anni, come conseguenze della turistificazione globale, a luoghi svuotati della vita reale, a città ridursi in parchi a tema con dormitori annessi, a omologati luna park del divertimento, a teatri in cui mettere in scena la pantomima dell’autenticità che recita se stessa.

Il punto di partenza è riconsiderare la posizione centrica del Turismo, da risorsa a strumento funzionale alla valorizzazione di un territorio e della sua comunità – le vere risorse e ricchezze da custodire – e capace di soddisfare le esigenze sia dei viaggiatori che dei residenti.

Promuovere un turismo che favorisca uno sviluppo economico sostenibile, senza danneggiare i processi sociali locali, che contribuisca al miglioramento della qualità della vita di chi abita nei territori e che preservi l’integrità culturale, i luoghi a livello ambientale e naturalistico garantendo biodiversità e salvaguardia degli ambienti.
Un turismo che dia valore al patrimonio gastronomico, culturale e sociale di un territorio rafforzando le economie locali basate sulla relazione e sulla collaborazione fra diversi attori presenti sul territorio: produttori, ristoratori, mercati, botteghe, operatori turistici (stimolando l’adozione da parte loro di azioni eco-sostenibili) e generare la possibilità di nuovi posti di lavoro.

Da destinazione turistica a destinazione ospitale

Una destinazione turistica è l’insieme di prodotti, servizi, attrazioni inseriti in un contesto geografico che divengono un prodotto unitario attraverso l’esperienza di fruizione del turista, il quale seleziona gli elementi che compongono la vacanza sulla base delle proprie esigenze all’interno di un mercato globale altamente competitivo. È la domanda a definire la destinazione, la capacità di rispondere a determinate motivazioni di viaggio, offrire un valore aggiunto che affascini e conquisti le esigenze dei turisti.

Destinazione ospitale è quel contesto territoriale e culturale nel quale la comunità residente si riconosce in un sentimento collettivo che vive nei luoghi, nelle tradizioni e nel suo capitale simbolico aprendosi – in uno scambio permanente, responsabile, sostenibile ed equo – con l’ambiente circostante e con la comunità temporanea di viaggiatori condividendo il proprio patrimonio tangibile e intangibile in un evento sociale collettivo chiamato Ospitalità. L’obiettivo è creare un’economia del Bene Comune che possa soddisfare i bisogni e gli interessi di tutte le parti coinvolte.

Non si impone un modello turistico al territorio, è il territorio stesso, in maniera genuina e vera, ad aprirsi secondo le proprie inclinazioni ed esperienze all’ospitalità basandosi sull’autenticità e sulle radici che lo caratterizzano culturalmente: dalle tradizioni popolari all’architettura, all’enogastronomia e al paesaggio naturale che lo rendono unico e non riproducibile altrove.
È la vocazione di un territorio, la sua storia, la sua cultura, la sua gente a definire una destinazione. È la comunità narratrice, facilitatrice e custode della destinazione.

Anatomia di una destinazione ospitale

Le caratteristiche fondamentali che definiscono una destinazione ospitale sono:

 

Identità di un luogo

Noi siamo il nostro luogo, scrive Teti, siamo i nostri luoghi che siano reali o immaginari, vissuti o inventati. Un luogo è fisico e culturale. Le comunità sono i luoghi culturali. Il luogo è l’identità culturale della comunità.

L’identità di un luogo viene definita come una sottostruttura dell’identità personale-collettiva caratterizzata da saperi, memorie, affetti, tutti parte del paesaggio, in quanto nati fra i luoghi vissuti ed incontrati.

Nell’identità di un luogo vivono due dimensioni dell’esperienza dell’individuo: lo spazio, non solo come ambiente, ma come spazio emotivamente importante sul piano delle relazioni; il tempo, storia dei luoghi e delle vicende geologiche, biologiche e umane che hanno fatto vivere il paesaggio.
Fare ospitalità richiede la riscoperta della propria identità, del proprio posto e per farlo è necessario ripartire dai propri luoghi e dalla loro anima. Le comunità hanno il compito di ri-conoscersi in relazione ai propri luoghi, alle proprie storie, ai propri beni. Una comunità dimostra di avere tanta più identità quanto più riesce ad aprirsi alla diversità e condividerla.

Senso di Comunità e Appartenenza

Non si tratta solo di individuare il legame con la propria terra, la propria casa, le proprie tradizioni, ma cogliere l’unicità dell’esperienza di essere nel mondo.

Un’esperienza tutta interiore cui corrisponde la creazione di un mondo interno e di un mondo esterno che attribuisce significato e senso all’umana esperienza.

Si basa su valori fondamentali quali la cooperazione, l’appartenenza e la reciprocità.
La cooperazione permette di superare il dogma della competitività tipico del nostro agire odierno. Partendo dal basso, da piccoli cambiamenti quotidiani condivisi dalla collettività, è possibile ricostruire un tessuto adatto alla realizzazione umana universale.
L’appartenenza è definita come il sentimento di fare parte di una comunità che condivide un percorso comune, pur nel rispetto di ciascuna individualità e si riferisce alla qualità dei legami e alla condivisione di una storia comune. Permette di identificarsi in un sistema condiviso di simboli che da un lato rafforza i confini rispetto all’esterno, all’altro rafforza la coesione all’interno della comunità.
La reciprocità è riconoscere l’Altro ed alla base della convivenza e coesistenza pacifica tra individui differenti che hanno tutti a cuore la cura del bene comune.

 

Vocazione del Territorio

La vocazione del territorio è l’insieme delle sue caratteristiche e delle sue qualità ambientali, culturali, sociali lo rendono unico. Nel lungo periodo la “vocazione“ costituisce la base per la caratterizzazione del territorio e tende a permanere nel tempo anche perché la comunità locale vi si identifica e la riproduce nel suo agire individuale e collettivo.

La “vocazione” una particolare sensibilità verso un modo di vivere, è il vivere e il fare di chi abita un territorio e dipende da molteplici variabili che si attivano e si sviluppano quando il territorio diventa un sistema territoriale capace di mettere a sistema e utilizzare le risorse ai fini di una crescita armoniosa.

La vocazione territoriale esprime la sintesi delle risorse, delle competenze e delle capacità potenziali di un territorio, derivanti dal suo passato e vincolanti per il futuro, da implementare in una sorta di implicita e sempre valida strategia di differenziazione, riconoscimento e ricerca della propria unicità.

 

Biografia di Comunità

La relazione tra storie, tra personaggi, paesaggi e luoghi è l’elemento fisso di narrativa di comunità. Un luogo per essere conosciuto va narrato e rappresentato, non c’è fino a quando una coscienza non lo trasforma in messaggi, parole, immagini, racconti e rappresentazioni.

Un paesaggio non esiste senza qualcuno che lo guarda, e quel qualcuno fa parte del paesaggio. La narrativa di comunità non solo racconta, non solo dà visibilità al paesaggio, naturale o culturale, ma riempie di senso l’esperienza della vita nel tempo e nello spazio.

Significa raccontare storie di vita o pezzi di storie che illuminano un certo periodo di una comunità, che trasforma la memoria individuale – e infine collettiva – in segni fisici, luoghi di significato simbolico o in narrazioni corali tramandate in qualsiasi forma.
Significa raccogliere le storie individuali della comunità per poter creare un Archivio di Memoria Collettiva e restituire una Biografia di Comunità che evidenzia il senso collettivo della percezione e della rielaborazione degli eventi, dei luoghi che possa essere custodito come patrimonio di quella comunità.

 

Armonia Sistemica

Esiste una soglia precisa che separa un luogo turistico in senso stretto da un luogo che vive anche di turismo.

Quando l’afflusso dei visitatori supera i residenti, quest’ultimi sono costretti a usufruire ai servizi pensati per i primi.
Se i turisti spendono più dei residenti, il risultato è che scompare la bottega, l’artigiano, l’anima locale di un luogo che la domanda definisce una destinazione svuotandola e omologandola alle necessità dei visitatori.

Custodire l’anima di un luogo passa dalla consapevolezza degli equilibri e delle delicate interdipendenze che conferiscono integrità e “anticorpi” per non restare schiacciati dal modello produttivo consumista il cui vangelo poggia sui valori del fatturato, della competizione, dell’efficienza e della produttività.
Per far si che questo avvenga è necessario una conversione dal paradigma ego-logico del mercato al paradigma ecologico i cui valori sono bene comune, cooperazione, empatia, felicità. 

Ecologia è il rispetto per l’ordine naturale delle cose, dei tempi e degli spazi, della natura, intesa come ambiente e come natura umana. L’ospitalità ci insegna a porre attenzione sulle relazioni, sulla mente, sul cuore, sula cura dell’Altro, sull’ascolto di un ritmo naturale più lento, più profondo, più gentile.

Ci rammenta che ogni nostro atto non è solamente individuale, ma anche sociale, e quindi abbiamo una responsabilità. C’ è sempre un effetto, e c’è sempre un impatto anche a livello sociale e relazionale e oggi é evidente che l’affermazione di un modello di sviluppo aggressivo e irresponsabile non è più sostenibile.

La nostra generazione assiste alla fine del disegno di sviluppo basato sul modello industriale e all’inizio di una civiltà basata sulla sostenibilità di tutte le forme di vita.  Cambiare il mondo vuol dire inevitabilmente cambiare noi stessi.

 

Conclusioni

L’ospitalità è un evento unico e irripetibile tra persone. È un’esperienza di incontro, di crescita, di scoperta, di cambiamento in cui l’umanità raggiunge il suo punto più alto. È una predisposizione dell’animo, un modo di essere, una pratica quotidiana.
Ospitalità è molto più di un termine che indica un’industria; molto più di semplice accoglienza poiché si può accogliere anche senza essere ospitali.
Vuol dire aprirsi all’Altro, prendersene cura in senso sacro, ovvero sacrificare parte di sé per donarla agli altri. È quindi un valore costruttivo che genera a sua volta altro valore. È una via virtuosa che conduce e apre verso l’altro. Perfetta armonia tra il far ritrovare casa e far percepire la propria diversità e unicità.

 

«Non posso cambiare la direzione del vento, ma posso sistemare le vele in modo da raggiungere sempre la mia destinazione».
Jimmy Dean

danilo
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