Introduzione
Digital decluttering: qualche consiglio prima di iniziare
Come praticare il minimalismo digitale
Se qualche anno fa mi avessero detto che avremmo dovuto escogitare delle strategie per far convivere il mondo fisico con quello digitale non ci avrei mai creduto.
Quando nel lontano 2000 il primo computer fece capolino in casa dei miei genitori, mai mi sarei aspettata che quello strumento si sarebbe trasformato in un compagno di vita, oltre che di lavoro, per tutti noi. E se al PC aggiungiamo anche lo smartphone potremmo affermare con certezza, quasi matematica, che quello tra la tecnologia e l’uomo sia uno dei matrimoni più longevi di sempre, come se ne sono visti di pochi nella storia dell’umanità.
Credevo, e continuo a farlo, nel potere strabiliante della tecnologia e di Internet, ma allo stesso tempo credo che un’inversione di tendenza nel loro utilizzo sia assolutamente necessaria per riprendere il controllo delle nostre vite e favorire una work life integration sostenibile ed effettivamente realizzabile.
So che te lo stai chiedendo: questo non è un articolo di accusa nei confronti della tecnologia – sarei poco coerente e credibile nel farlo -, ma un piccolo contributo per capire meglio cosa e come possiamo fare per vivere una vita più ricca di momenti veri, prendendo il buono della tecnologia e cercando di lasciare fuori dalle nostre vite il burnout.
Infatti, l’ansia che ci assale quando ci ritroviamo sommersi da email che ci osservano con sguardo severo e accigliato per farsi leggere, l’impressione di non aver concluso niente a fine giornata, il groviglio che sentiamo in testa o il senso di fatica profonda che avvertiamo dopo aver assistito o partecipato all’ennesima videochiamata della giornata sono sensazioni piuttosto comuni.
Il senso di sopraffazione sembra avere la meglio sulla nostra vita quotidiana. A questo punto, staccare la spina appare l’unica scelta possibile per ritrovare il nostro baricentro e recuperare il controllo sulle nostre vite.
Proprio per questo, Cal Newport, autore di Minimalismo digitale. Rimettere a fuoco la propria vita in un mondo pieno di distrazioni, raccoglie nel suo libro numerose testimonianze della relazione precaria e complicata che abbiamo con la tecnologia e ci svela un modo lineare e composto da 3 fasi per riequilibrarla.
Digital decluttering: qualche consiglio prima di iniziare
Per evitare di far naufragare il nostro decluttering digitale, Newport consiglia di definire delle regole sensate, né troppo restrittive e né troppo permissive, per utilizzare la tecnologia indispensabile nei 30 giorni di detox che ci attendono. Inoltre, decidi a monte quali sono le attività con cui rimpiazzeremo momentaneamente il nostro tempo tecnologico.
Percorrere questi passi ci servirà per sfuggire al pericolo di imbatterci nell’ansia e nella noia, che finirebbero per spingerci tra le braccia della tecnologia.
Il segreto, secondo l’autore di Minimalismo digitale. Rimettere a fuoco la propria vita in un mondo pieno di distrazioni, consiste nel vivere questo periodo come un reset (e il termine prettamente informatico non è casuale) del proprio rapporto con la tecnologia, non vedendolo come un semplice digital detox, in cui l’obiettivo è quello di prendersi una pausa dal digitale per poi tornare alla vita di sempre.
Ricorrere a scorciatoie ed espedienti risulta poco efficace per contrastare sia il fascino irresistibile che la tecnologia esercita sulla nostra mente, sia l’invasione del nostro ‘scenario cognitivo’.
Secondo Newport, l’unica via per liberarci dalla dipendenza tecnologica è quella del minimalismo digitale, uno stile di vita che è possibile intraprendere facendo un digital decluttering di 30 giorni.
Come praticare il minimalismo digitale
1. Selezionare le tecnologie di troppo
Per capire come selezionare le tecnologie di troppo, riponendole nel cassetto di quelle ‘non indispensabili’, fai un elenco di tutti i siti, app e tool che utilizzi giornalmente sul PC e sullo smartphone. Ispeziona e osserva le tue abitudini giornaliere, cercando di capire se ci sono anche altre tecnologie su cui non hai più il controllo: videogames, tv e servizi di streaming potrebbero essere tra queste.Ora cerca di capire di quali tecnologie non puoi fare a meno per la tua vita privata e professionale. Io, ad esempio, ho i miei genitori che vivono all’altro capo dell’Italia e mia sorella che vive all’estero. Per cui, sicuramente non potrei fare a meno di usare Whatsapp. La stessa cosa vale per la casella di posta elettronica lavorativa.
Tuttavia, Newport consiglia di fissare delle regole di utilizzo anche nel caso di app e tools necessari, identificando i casi in cui possiamo utilizzarli. Per esempio, potresti decidere di connetterti a Whatsapp solo dal PC e non dal tuo smartphone o viceversa, utilizzarlo sul tuo smartphone ed evitare di usare Whatsapp Web. A questo punto, fai una lista di app, siti e tool non necessari, definisci le tue regole di utilizzo di quelli indispensabili, scrivendole e posizionandole in un posto in cui siano ben visibili e dove tu possa consultarle ogni giorno.
2. Il digital detox entra in azione
Ci siamo! Dopo aver passato al setaccio le tue abitudini tecnologiche, è il momento di passare all’azione e di disconnetterti da tutto ciò che non ti serve per 30 giorni, seguendo le regole che hai definito per praticare il tuo digital detox.
All’inizio potresti avvertire uno stato di spaesamento e disorientamento quasi costante, soprattutto perché la nostra mente ha sviluppato molte aspettative e automatismi legati ai momenti di distrazione e intrattenimento: presto ti renderai conto che entrambi ruotavano attorno all’utilizzo spasmodico della tecnologia.
Riflettici un attimo: i momenti in fila al supermercato, mentre aspetti l’autobus o sei in treno oppure quando non sai cosa fare o ancora quando hai bisogno di un diversivo, fino a qualche giorno fa, venivano colmati dalla presenza piuttosto ingombrante delle nuove tecnologie. Ora ti ritrovi faccia a faccia con la vita, piuttosto che con il tuo smartphone. In ogni caso, non temere!
Questa sensazione di smarrimento sarà temporanea. Praticare questo tempo di minimalismo digitale è fondamentale, secondo Newport, per allontanarsi dai bias cognitivi e ritrovare lucidità e chiarezza nel processo decisionale.
Cosa fare mentre sei disconnesso?
Mentre trascorriamo il tempo disconnessi abbiamo dei compiti da fare: dedichiamoci alla riscoperta di cosa davvero conta per noi e cosa ci piace fare, al di fuori del mondo fatto di log-in, log-out, mi piace e cuoricini. È importante riscoprire ciò che ci piace, sia per ristabilire un contatto reale con la nostra vita e con chi siamo e sia per imparare ad utilizzare la tecnologia in maniera funzionale rispetto a ciò in cui crediamo.
Hai presente quegli hobby che hai messo nel dimenticatoio per mancanza (presunta o reale) di tempo? Quando è stata l’ultima volta che hai invitato i tuoi amici a casa per una cena? Da quanto tempo ti dici che dovresti sistemare il tuo guardaroba e invece continui a rimandare? Questo è il momento giusto per rispolverare tutto ciò che abbiamo accantonato per giorni, anni e, forse, decenni.
Questa fase di riscoperta, ci permetterà di personalizzare la nostra vita digitale, reintroducendo solo i tools e le tecnologie che riteniamo realmente indispensabili per coltivare i nostri valori. Del resto, il pericolo più grande che corriamo è ritrovarci a fare cose che non facevamo da tempo, a scoprire nuove cose che ci piacciono o semplicemente ad apprezzare il tempo che trascorriamo da soli o con gli altri, senza saltellare da una finestra all’altra del browser o senza controllare compulsivamente le notifiche.
3. La ricchezza nascosta nella solitudine
Per ritrovare noi stessi e ciò che siamo davvero, Cal Newport ci spinge a riscoprire quanto sia prezioso il tempo trascorso in solitudine con i nostri pensieri e quello passato con gli altri, senza distrazioni tecnologiche.
Possiamo iniziare a familiarizzare con la solitudine, lasciando il telefono a casa quando usciamo per fare una commissione veloce e quando andiamo fuori a cena con gli amici, o possiamo trasformare il silenzio digitale in un momento di autoriflessione interiore, facendo delle lunghe passeggiate. O ancora, possiamo prendere l’abitudine di scrivere una lettera a noi stessi, per riscoprire il piacere di stare in nostra compagnia.
4. Reintrodurre la tecnologia
Dopo aver trascorso 30 giorni senza tecnologie superflue, eccoci arrivati alla tappa finale del decluttering digitale. L’obiettivo di questa fase è quello di ricominciare la nostra relazione con la tecnologia superflua da zero, reintroducendo solo le app, i siti e i tools che rispettano i nostri standard minimalisti.Questa fase è la più delicata, perché determina la portata del cambiamento che abbiamo introdotto nella nostra vita, prendendoci 30 giorni di detox dalla sovrabbondanza digitale.
Per affrontare al meglio questo passaggio, Newport ci suggerisce di chiederci se la tecnologia che stiamo per reintrodurre sostiene uno dei nostri valori, se è il miglior strumento che possiamo usare per sostenere ciò in cui crediamo e in che modo possiamo massimizzarne gli effetti e limitarne i danni. Per esempio, se abbiamo a cuore i nostri amici, potremmo decidere di tenere il nostro profilo Facebook aperto per restarci in contatto. Ma siamo proprio sicuri che Facebook sia il modo migliore per coltivare le nostre amicizie?
Se la risposta è sì, potremmo coltivare le nostre relazioni su Facebook, restringendo la cerchia dei nostri amici e interagendo con i loro profili un solo giorno a settimana, piuttosto che trascorrere svariate ore a settimana a scrollare la bacheca.
Alla fine di questo esperimento, potremmo aver perso interesse per le piattaforme social, renderci conto che ciò che prima ci faceva svagare ora ci annoia a morte, oppure che il nostro tempo online ci sottrae concentrazione, focus e felicità e non apporta nessun tipo di contributo alla nostra vita. O, ancora, potremmo ritrovarci attorno ad un tavolo con gli amici a ridere insieme, dimenticandoci di avere un telefono in tasca. Tutto è possibile!