Scrivo, volutamente, a distanza di giorni dalla fine della II edizione del Festival dell’Ospitalità, che quest’anno si è tenuto a Scilla (RC).
Volutamente, perchè quel senso di vuoto ed allo stesso tempo pienezza che mi ha investito il lunedì successivo alla fine del festival, mi ha prima svuotato di energie ed adesso caricato come una molla 🙂
Sì, perchè il Festival dell’Ospitalità è stato come un tir carico di energie positive che mi ha colpito in pieno! Non poteva non essere così, nonostante le ansie, i mille dubbi che mi assalivano, i micro-problemi che un evento come questo, che di anno in anno cresce, porta con sè ed il fatto che il team organizzativo fosse dislocato in varie parti d’Italia, in pieno stile Evermind.
Organizzare un evento le cui teste pensanti erano (e sono) tra Calabria, Sardegna, Lazio ed Umbria è stato possibile solo perchè c’era (e c’è) di fondo una condivisione di valori, intenti , passione ed obiettivi – ed il primo grazie va a loro, lo staff del Festival dell’Ospitalità che in questi mesi hanno speso anima e corpo, sudore (faceva caldo anche ad ottobre eh :D) e sempre con il sorriso, felici di fare ciò che stavano facendo.
E’ necessario riscoprire la nostra identità, il nostro posto e per farlo bisogna ripartire dai nostri luoghi, dalla loro anima.
Si perchè i luoghi hanno un’anima e il nostro compito è scoprirla.
Esattamente come accade per la persona umana.
(James Hillman)
Il Festival è stato principalmente questo: un lungo racconto dei nostri posti, una riflessione sull’identità, partendo dall’anima di borghi come Cleto, Civita, Rosarno, Bivongi e Belmonte, passando per la rivisitazione concettuale che Route106 vuole fare della statale 106, per giungere al senso di ospitalità, che Roberta ha raccontato in modo sapiente.
Tre giorni durante i quali 19 speaker, da Bologna a Catania, si sono alternati nel parlare di strutture ricettive basate su un diverso modo di fare ospitalità, peculiarità del territorio declinata in prodotti tipici ed attività e progetti che dal basso cercano di promuoverle.
E poi gli interventi di Massimiliano Capalbo ed Agostino Riitano: l’uno sempre ben focalizzato sul capire quali siano i nostri errori primordiali , cercando in questi di trarre la forza per la costruzione di progetti interessanti; l’altro che nei progetti culturali vede il presente ed il futuro per il recupero di tanti territori e lo fa raccontandoci esperienze interessanti come Sud Innovation e Rural Hub.
Senza dimenticare il digitale, che ha trovato in Carmelo di Sicilying l’espressione propositiva di esperienze di viaggio in Sicilia ed in Arturo Salerno una bellissima ed attenta disamina dello stato attuale delle varie opportunità che i diversi strumenti offrono, con una chicca finale: la nuova frontiera nella visione di un territorio a 360°.
Il tutto ha trovato il suo collante nel racconto di Silvia ma soprattutto in Calabria Ispirata, tour che, nato completamente dal basso, ha consentito a 5 viaggiatori di visitare tutto il territorio da Nord a Sud, in una serie di tappe uniche nel loro genere sia per tipicità territoriale che per aver messo al centro ciò in cui crediamo fermamente: la sacralità dell’ospitalità ed accoglienza dei viaggiatori.
Rispetto alla I edizione abbiamo, poi, fatto dei piccoli [ma importanti] passi avanti, come i workshop di formazione grazie al contributo di Jlenia ed Alessio Neri di Fare Digital Media, il concerto dei Bquìntet in Piazza San Rocco, lo spettacolo teatrale “La magara” di Emi Bianchi nell’eccezionale cornice del Castello Ruffo di Scilla (ed un ringraziamento va all’Amministrazione Comunale) e la visita guidata del borgo , sapientemente organizzata da Franco Porcaro del Club Unesco.
Formazione, la cultura ed il racconto di eccellenze ed esperienze positive; lo spirito di voler creare qualcosa di grande, la visione e l’ambizione di poter veramente dare un contributo sostanziale nell’ottica del turismo esperienziale e di comunità.
Vi aspettiamo nel 2017 per la III edizione del Festival 😉
Credits: photo di Marco Cassone