Sei felice il lunedì mattina? Che emozioni provi quando arriva il venerdì pomeriggio? Lavori con persone che hanno i tuoi stessi valori? Condividi la filosofia della tua azienda? La tua giornata lavorativa è una sfida stimolante che affronti con entusiasmo? Il lavoro che svolgi quotidianamente ti permette di crescere, oltre che professionalmente, anche come persona? Hai la libertà di lavorare secondo i tuoi ritmi e a modo tuo? Ma soprattutto, il tuo lavoro dà significato e scopo alla tua vita?
Mai come oggi queste domande, che un tempo hanno ispirato la nascita di Evermind, sono cosi attuali e iniziano a farsi spazio sempre più dentro ognuno di noi. L’epoca di crisi generale in cui stiamo vivendo ci viene in soccorso offrendoci la grande opportunità di cambiare e mettere in discussione ogni aspetto della nostra vita incluso il lavoro che occupa, nel quadro generale, certamente una posizione di rilievo.
La quarta rivoluzione industriale guidata dal digitale, in maniera del tutto naturale, ci porta a un ripensamento dei modelli lavorativi e quindi aziendali. Stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione copernicana senza precedenti soprattutto in termini di rapidità con cui il tutto sta avvenendo.
Nascono nuovi paradigmi: lo smart working, il lavorare da remoto, il nomadismo digitale sono etichette che vanno ben oltre le mode e ci indicano, in maniera chiara e netta, nuove strade da percorrere, nuovi orizzonti verso cui dirigerci.
Nascono rapidamente nuove professioni, nuovi modi di concepire il lavoro e di fare azienda. Si parla sempre più di work life balance e work life fusion, di tematiche sempre più legate alla felicità sul lavoro, alla libertà di gestire il proprio tempo, alla crescita professionale e personale, alla realizzazione dell’individuo.
Cambia l’idea di lavoro, cambiano le aziende che cercano di trasformarsi in ambienti innovativi e dinamici in cui le persone possano sentirsi felici di lavorare e stimolate a dare il meglio di sé perché trovano significato in ciò che fanno, hanno fiducia nelle persone con cui collaborano fianco a fianco e si divertono.
Cresce così la consapevolezza di voler e poter esprimere se stessi e determinare il proprio futuro e di agire per uno scopo comune più grande che permette di fare la differenza.
Stiamo assistendo a un salto di maturità che ci mette di fronte alla grande occasione di lavorare con le nostre passioni all’interno di un progetto non più esclusivamente professionale ma di vita a 360°.
Perchè lavorare con Passione
“L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare ciò che fai.” (Steve Jobs)
Lo scenario introduttivo sembra meravigliosamente bello e affascinante ma il cambiamento non è immediato, è un movimento costante che vive di fasi, transizioni e inevitabili resistenze. Sicuramente già porsi le “giuste” domande, come a inizio articolo, ci guida a delle “giuste” risposte.
È indiscutibile che lavorare con passione ci permette di vivere meglio ed è per questo che sentiamo tremendamente saggia l’idea che ognuno di noi dovrebbe fare ciò che ci rende felici, perché la passione in ciò che facciamo ci permette di risvegliarci dal torpore del lavoro meccanico a favore di un lavoro creativo che ci realizza e ci permette di riconnetterci con ciò che è più significativo per noi.
Insomma essere appassionati in ciò che si fa porta con se dei benefici incalcolabili. Per esempio:
- Aiuta a focalizzarsi e a distrarsi meno;
- Facilita la creatività e l’innovazione;
- Stimola a formarsi continuamente;
- Costruisce un atteggiamento positivo verso il lavoro e la vita;
- Accresce il desiderio di perseguire l’eccellenza;
- Migliora l’ambiente di lavoro;
- Aiuta ad essere più produttivi;
- Incentiva la collaborazione e le relazioni.
Purtroppo, secondo un report di Deloitte del 2014, quasi l’88% dei dipendenti non è soddisfatto del proprio lavoro ovvero le attività svolte non li appassiona e solo il 12% delle persone è felice nel fare ciò che fa.
Ancora peggio, i dati indicano che l’80% dei manager non sono sono soddisfatti del proprio lavoro. Conosciamo tutti il valore della leadership e come l’approccio mentale del management impatti sulla cultura di un’azienda sancendo quindi il successo o il fallimento della stessa.
Come possiamo aspettarci che i dipendenti diano il 100% dei loro sforzi e vadano oltre quando chi guida un’azienda non è soddisfatto di ciò che fa?
Dal 2014 ad oggi, nonostante i tempi stiano cambiando e molte aziende abbiano iniziato a capire l’importanza della felicità e della realizzazione dei propri dipendenti, la situazione non è molto diversa e si procede a piccoli passi.
Attualmente gran parte della persone lavora solo per guadagnare denaro. L’idea che abbiamo del lavoro è svolgere delle mansioni per essere pagati e per vivere, mentre la passione è solo qualcosa che pratichi per piacere o per la gioia che provi nel farlo. Siamo incastrati in un paradigma lavorativo secolarizzato che divide la nostra giornata in lavoro e tempo libero ed è forse proprio mantenere il lavoro e le passioni separati il motivo della diffusa insoddisfazione professionale?
Siamo programmati per sacrificare il nostro tempo nel fare un lavoro che non ci piace per guadagnare denaro al fine di comprare del tempo libero per fare ciò che ci piace. Sembra folle, vero?
Lavoro+Passione=Gioco
“Lavorare facendo ciò che piace è un gioco, lavorare facendo ciò che non piace è un lavoro” (A. Jodorowsky)
L’equazione è semplice. Quando il lavoro incontra le nostre passioni si trasforma in gioco ovvero un’attività in cui siamo immersi, ci sentiamo ingaggiati e che ci rende pieni.
Lo psicologo Peter Gray, definisce il gioco come un’attività creativa svolta consapevolmente in uno stato d’animo attivo in cui si è intrinsecamente motivati. Nella misura in cui qualsiasi attività ha queste caratteristiche, la viviamo come gioco. Il lavoro, nella sua condizione migliore, può avere tutte queste caratteristiche.
Ma paradossalmente una delle prime lezioni che sin da bambini apprendiamo a scuola, in famiglia e in generale nella società è che il lavoro e il gioco sono opposti.
Il lavoro è ciò che si deve fare mentre giocare è ciò che si vuole fare.
Il lavoro è pesante mentre giocare è divertente. Il lavoro è essenziale mentre il gioco è banale. Ma quando lasciamo la scuola e andiamo nel “mondo reale”, almeno alcuni di noi, i più fortunati, scoprono che il lavoro non è l’opposto del gioco.
In effetti, il lavoro può essere giocato, o almeno può essere intriso di un alto grado di giocosità. Quando il lavoro è in gioco ci rende umani mostrando le nostre migliori qualità e facendoci stare bene. Quando il lavoro è solo fatica, l’opposto del gioco, ci disumanizza trasformandoci in macchine.
Conclusione
Oggi l’avvento del digitale, laddove usato con intelligenza e per semplificare le attività meccaniche e noiose a favore di quelle creative e umane, sta dando vita a un nuovo atteggiamento mentale in cui si fa spazio la consapevolezza che possiamo scegliere di fare un lavoro sulla base di ciò che ci piace e ci rappresenta, ispirandoci ai valori e agli obiettivi personali a cui aspiriamo per un’esperienza di vita piena e totale dove lavoro e passione/gioco finalmente si allineano per una piena realizzazione di noi stessi.
Noi di Evermind abbiamo scelto di giocare, e tu?
Sei un professionista interessato a entrare nel nostro network e collaborare con noi? Che aspetti, contattaci! 🙂