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Positive Computing: la progettazione di interfacce in modo consapevole ed etico

Indice

 

Introduzione

È possibile sviluppare una tecnologia che rispetti la psicologia umana?

Se ci fermassimo a riflettere sull’abbondanza di dispositivi tecnologici sempre più presenti nel nostro quotidiano e al nostro rapporto con la tecnologia, è lecito interrogarsi sull’impatto che questi hanno sul nostro benessere. I primi computer furono costruiti specificamente come strumenti di lavoro, motivo per cui i progettisti hanno prestato maggiore attenzione a fattori come velocità, produttività ed efficienza, trascurando il tema del benessere.

Oggi giorno, lontani dall’era dei mainframe, circondati dall’onnipresenza dei dispositivi wearable che tracciano e monitorano i nostri dati, è evidente che il ruolo della tecnologia si è evoluto (e si evolve) esponenzialmente in tempi sempre più rapidi. Proprio perché essa permea ogni aspetto della nostra vita, diviene sempre più importante durante il processo di design considerare l’impatto dei dispositivi sul nostro benessere.

Positive Computing, un campo di ricerca emergente dell’HCI davvero affascinante, cerca di rovesciare il paradigma tecnologico attuale. Esso ha l’ambizione di contribuire all’obiettivo generale di rendere le persone più felici, sane e sagge, grazie alle scoperte derivanti dalla psicologia positiva applicate nel design di tecnologie.

Un settore che merita certamente più interesse anche qui nel Bel Paese.

 

Cos’è Positive Computing

Positive Computing è definito come “un’area del design che si occupa dello sviluppo della tecnologia a supporto del benessere psicologico e del potenziale umano”.

Inizialmente il termine fu proposto da Tomas Sander in un articolo scritto per il libro Positive Psychology as Social Change nel 2011. Tale articolo fu un invito rivolto a coloro che lavorano nell’ICT ad applicare le nozioni di Psicologia Positiva anche in ambito tecnologico. La risposta non si fece attendere e vide la nascita di diversi ambiti di studio tra cui Positive Technology e Positive Computing. Quest’ultimo è un campo multidisciplinare, fondato da Dorian Peters e Rafael Calvo, che vede la collaborazione tra ricercatori HCI ed esperti del benessere.

L’applicazione del Positive Computing vede tre approcci: preventivo, attivo e dedicato.

  • Tecnologie preventive sono quelle che vedono gli ostacoli evidenti al benessere quando si presentano e li trattano nel processo di redesign.
  • Tecnologie attive sono quelle in cui una caratteristica viene aggiunta specificamente per promuovere uno o più fattori del benessere.

Ad esempio, quando un designer potrebbe scegliere di aggiungere un pulsante “grazie” basato sull’evidenza che esprimere gratitudine incrementa il benessere.

  • Tecnologie dedicate sono quelle progettate dal principio con lo scopo di promuovere uno o più fattori del benessere. Ad esempio, un’applicazione dedicata alla Mindfulness rientra in questo.

 

Le basi di Positive Computing

Come sopracitato, Positive Computing ha le sue radici nella Psicologia Positiva, conosciuta anche come scienza della felicità.

Ma cosa differenzia la Psicologia Positiva? Diversamente da quella tradizionale che pone enfasi su ciò che causa una malattia (“model disease”), la psicologia positiva, nata all’inizio degli anni 2000 dai principali esponenti Seligman e Csikszentmihalyi, volge la sua ricerca sugli elementi che promuovono il benessere, considerando l’intervento psicologico come finalizzato ad accrescere le emozioni positive, le potenzialità e le virtù del singolo individuo. Quando parliamo di benessere non intendiamo la semplice assenza di malattia o una felicità momentanea, bensì uno stato ottimale dell’essere, visto principalmente dall’insieme di due prospettive filosofiche: la prospettiva eudaimonica che rappresenta lo stato di benessere generato dall’autorealizzazione, dal provare soddisfazione per la propria vita mentre la prospettiva edonica riguarda il benessere soggettivo inteso come esperienza di emozioni positive. Vi invito a leggere l’ultimo interessante articolo di Evermind che approfondisce il tema della felicità.

Una delle scoperte più interessanti derivante dalle scienze cognitive e dalla psicologia positiva, consiste nel vedere il benessere come un’abilità che può essere coltivata e migliorata attraverso la pratica, allo stesso modo in cui si apprende, ad esempio, a suonare uno strumento musicale.

Framework: I fattori legati al benessere

Il benessere è un costrutto formato da più dimensioni, non è dunque possibile valutarlo in un solo modo da un singolo indicatore e ciò ne ha reso difficile la valutazione da parte degli scienziati. Positive Computing si avvale di una struttura formata da nove fattori determinanti del benessere sostenuti da strategie che li incrementano e strumenti per misurarne l’impatto. Questi fattori sono: emozioni positive, motivazione e coinvolgimento, consapevolezza di sé, mindfulness, resilienza, gratitudine, empatia, compassione e altruismo. Gli stessi vengono suddivisi in tre categorie: intrapersonale, interpersonale ed extra-personale.

I tre elementi fondamentali alla motivazione, coinvolgimento e benessere

Per la costruzione del framework è stata presa da riferimento la teoria dell’Autodeterminazione (SDT) di Ryan e Deci, la quale offre un’ampia spiegazione sulla motivazione umana. Quattro decenni di ricerca empirica condotta dagli studiosi dimostrano che vi sono tre bisogni psicologici essenziali alla motivazione e al sostegno del benessere psicologico, la cui mancanza è associata a stress e malessere.

  • Il bisogno di autonomia, la necessità di sentirsi in controllo delle proprie azioni in linea con i propri obiettivi e valori;
  • Il bisogno di competenza, la capacità di sentirsi capaci ed efficaci nel sostenere l’attività che stiamo svolgendo, nel ricercare sfide sostenibili in grado di produrre livelli ottimali di stimolazione;
  • Il bisogno di relazione, come appartenere ad una comunità o un

Questi tre bisogni fondamentali, diventano mediatori per migliorare esperienze digitali quando applicati nella progettazione di tecnologie. Quando progettiamo considerando il bisogno di autonomia di una persona, aumenterà anche il suo coinvolgimento; supportando il bisogno di competenza aumenterà la motivazione e allo stesso modo considerando il bisogno di relazione accrescerà il benessere generale.

  • Autonomia

L’autonomia è supportata quando la tecnologia guida l’utente nel conseguire un obiettivo da raggiungere fornendo opzioni e scelte inerenti. Significa presentare elementi che hanno valore nell’interfaccia, eliminando ciò che causa distrazione. E’ importante che la tecnologia non richieda azioni indesiderate, che non apporti modifiche senza approvazione e che eviti un linguaggio che eserciti controllo.

  • Competenza

Il secondo bisogno viene supportato quando l’utente percepisce livelli di complessità appropriati, feedback positivi e opportunità di apprendimento. E’ importante che non si sminuisca l’autostima dell’utente e che egli non si senta sopraffatto dalla tecnologia.

  • Relazione

Il bisogno di relazione può essere sostenuto quando una tecnologia fornisce opportunità di interazioni genuine e soddisfacenti con le persone ritenute importanti, oppure quando promuove un senso di connessione con una comunità alla quale l’utente possa contribuire (aiutando e facendosi aiutare). Non riguarda elementi estrinseci come status o popolarità.

Conclusioni finali

Come designer abbiamo una grande responsabilità. Considerando che ogni decisione di progettazione genera un impatto sull’individuo e quindi anche sulla collettività, possiamo impegnarci affinché tale impatto sia positivo. Personalmente penso sia necessaria una tecnologia che contribuisca a riequilibrare la relazione tra il fare e l’essere.

La saggezza che riprende Positive Computing dalle antiche filosofie, insieme alle scoperte derivanti dai recenti studi nelle scienze cognitive, convergono nell’ambito dell’Human Computer Interaction arricchendo la deontologia professionale del designer.

Compassione, empatia, mindfulness, gratitudine, sono tutti elementi essenziali dai quali dipenderà il futuro dell’umanità.

Susi Ferone
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