Dove e come ti vedi nel 2030 ?
Sono sul treno che mi porterà da Nicotera a Reggio Calabria e avendo un po’ di tempo a disposizione, ho scelto di farne uso per condividere con te alcune riflessioni.
Restano poche ore alla fine di un anno che ci catapulterà nella nuova decade 20-30. È stato un decennio ricco di cambiamenti, alcuni positivi altri negativi. Guardandomi intorno, nel contesto familiare e professionale, penso che il piatto della bilancia – per i più – penda verso un cambiamento negativo.
30 anni fa la caduta (fisica) del Muro di Berlino diede inizio ad un profondo cambiamento nel modo di concepire la società moderna. Così, analogamente, la crisi economica ha provocato un ancora più veloce modifica nelle nostre abitudini (anche di acquisto) e comportamenti.
(from: https://www.lutherchips.com/7750/news/german-department-recognizes-30-years-since-fall-of-the-berlin-wall/)
Molte professioni sono già del tutto scomparse, altre lo saranno nei prossimi anni. La quantità di aziende morte rappresenta un elenco fin troppo lungo da scrivere. La tecnologia, in tal senso, ha avuto un impatto notevole e del tutto incontrollato, portandoci ad una società nella quale gran parte delle azioni sono volte al soddisfacimento del proprio ego, in modo del tutto preponderante rispetto ad altri sistemi valoriali.
Dalle big company (Kodak la prima che mi viene in mente) alle piccole botteghe artigiane, la decade che sta per lasciarci, si porta via un modello
che è evidentemente insostenibile, e che certamente non ha reso maggiormente felici le persone.
La nostra più grande paura
Perché? Qual è stata la nostra più grande paura in questa decade?
Forse la crisi? Forse la paura del futuro? Forse il sentirci inadeguati? Forse l’aver incrinato tutta una serie di certezze che hanno minato la stabilità emotiva ed economica di tanti?
Nell’ultimo anno, ho riflettuto parecchio su questa domanda: credo che la più grande paura sia stata non solo non esserci sentiti potenti al di là di ogni misura, ma soprattutto quella di avere fiducia in noi stessi.
È la nostra luce – non la nostra oscurità – che più ci ha spaventato, ed aver agito da piccoli uomini non ha certamente aiutato il mondo in generale; non c’è nulla di illuminante nel chiudersi in noi stessi: siamo nati per rendere manifesta la gloria, il potenziale e il talento che c’è dentro di noi.
Se diamo alla nostra luce la possibilità di splendere, inconsciamente diamo alle altre persone la possibilità di fare lo stesso. Appena ci liberiamo dalla nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri. E allora ecco che prende forma e coscienza concreta la profonda motivazione che dieci anni fa portò 4 giovani professionisti, ancora acerbi, a immaginare qualcosa che oggi sta via via prendendo forma. Evermind.
(via https://unsplash.com/photos/ADWxmGXCitw)
Il cambiamento e il cambio vita.
È questo il tratto comune che caratterizza i tanti professionisti che abbiamo incrociato nel nostro viaggio. La voglia di cambiare, unendoci, condividendo la nostra conoscenza, dedicando agli altri il nostro tempo, redistribuendo la ricchezza al fine di creare un’economia circolare, collaborando e aprendo il nostro mondo, riuscendo così a capire, in profondità, chi realmente siamo e cosa vogliamo dando libera e massima espressione al lato più importante: la nostra identità.
Scompare così completamente il concetto di competizione; scompaiono quelle ombre che attanagliano e limitano il nostro talento. Aprendosi alla luce del potenziale insito in ognuno di noi, riusciamo così a delineare una strada basata sulle nostre passioni, che ci fa vedere (e vivere) il lavoro in un’ottica diversa, che ci consente di equilibrare il tempo lavorativo e personale, al fine di vivere e lavorare felici da ovunque desideriamo.
E questa è la più grande ricchezza che siamo riusciti a sedimentare in questa decade e che ci permette di guardare al 2030 con uno spirito diverso. Con gli occhi pieni di gioia e sorpresa, come quelli del bambino che, appena scartato il regalo di Natale, trova qualcosa del tutto inaspettato. Senza sovrastrutture, senza fini materiali, solo con la profonda e inalterata felicità di chi si appresta a nuove sfide.
Quindi, adesso, è arrivato il momento di riproporre la domanda iniziale: dove e come ti vedi nel 2030 ?
Una decade di sfide è quella che ci attende.
Per farlo conviene riconcettualizzare i nostri modelli organizzativi, perché è sufficientemente evidente (a tutti) che il sistema nel quale operiamo e la società nella quale viviamo presentano forti criticità.
Ecco quindi che si apre l’opportunità di immaginare, progettare e operare in un’ottica di sostenibilità. Allargandone il significato, riferito non più solo al tema “ambiente”, quanto anche ai modelli economici e di sviluppo.
Organizzare le proprie aziende in ottica di smart working, lavorare da remoto scegliendo il luogo dove il tuo equilibrio troverà la sua massima espressione, ponendo le persone al centro e il tempo come valore di base e unica vera grande ricchezza.
Nasce così la possibilità di contribuire a un futuro volto a migliorare il benessere per tutti e tutte le età, proprio perché cambia completamente il concetto di benessere. Una modalità organizzativa trasparente e democratica che consente di raggiungere l’eguaglianza di genere, favorisce l’empowerment delle donne. Il vero arricchimento è dettato dalla possibilità di lavorare e collaborare con chiunque e da dovunque senza distinzione di genere, razza, fede politica o religiosa.
Avendo posto il tempo quale fine ultimo della ricerca della ricchezza e della felicità, avendo rivisto il concetto di benessere e avendo raggiunto l’eguaglianza di genere, avremo gettato le basi per una società migliore, una società sostenibile, una società basata su un’economia solida, duratura equamente e meritocraticamente distribuita tra le persone, inclusiva, un’occupazione piena e produttiva.
(via https://unsplash.com/photos/AEaTUnvneik)
Buon anno, Buon 2020
L’augurio che ti faccio, la mia speranza più profonda, è che nascano sempre più realtà come Evermind, dove i professionisti si possano unire con l’obiettivo principale di creare valore, mirando al raggiungimento di un obiettivo più grande.
L’augurio che ti faccio è di guardarti sempre dentro, sii autocritico, fatti sempre le domande giuste e prosegui il tuo viaggio alla ricerca delle risposte. L’augurio che ti faccio è di avere un approccio aperto, abbraccia la lentezza e la bellezza dell’unirsi alle altre persone.