La III edizione del Festival dell’Ospitalità si è conclusa domenica; ne scrivo solo oggi perché il mix di emozioni e senso di vuoto che ha lasciato in me non è stato facile da gestire.
Roberta Caruso , donna e professionista saggia, mi consiglia spesso che devo iniziare a godere della meraviglia. Non facile, non facile.
Soprattutto perché è stato un Festival travagliato, lungo, nella sua genesi, ma denso di emozioni, stupore e tanta energia positiva da parte di chi l’ha vissuto. Nessun progetto è attività facile; l’organizzazione di un evento che vuole essere sintesi di un anno di lavoro itinerante lo è anche meno.
Abbiamo cercato di creare un programma che costruisse un percorso, un sottile filo rosso che riuscisse nel contaminare i presenti (e non) trasmettendo l’importanza di incentrare sulle persone la promozione di una destinazione turistica. Questo perché convinti che il turismo in senso classico, il turismo delle etichette di cui leggiamo tutti i giorni in varie salse, sia inevitabilmente superato.
Vivendo in una società liquida, dove il senso di comunità si è progressivamente perso e disperso, crediamo che oggi il turismo sia sempre più un fenomeno sociale (bello il confronto tra Alessio Neri e Tullio Romita su questo tema durante i “Caffè con Roberta” sul tema turismo residenziale). Crediamo che non si possa prescindere dai residenti ed ancor meno dal vedere il viaggiatore come una particolare – per certi versi nuova – forma di residente [scuserete la ripetizione].
Ed è un po’ questo, attraversando l’omeopatia del brutto di Francesco Bevilacqua (finalmente conosciuto di persona), il messaggio che è uscito fuori analizzando il paesaggio, le sue sfumature e le interazioni tra persone.
Il risultato è stato un proliferare di scambi di libri, segno che un progetto culturale può e deve esistere sia all’interno di un Festival che vuole parlare di ospitalità, sia nella promozione strategica di una destinazione turistica, di un territorio o anche solo di una struttura ricettiva.
È stato un Festival di formazione e formativo, tre giorni di confronto con consulenti, professionisti, appassionati ed appassionanti nel racconto delle loro attività quotidiane. È stato il festival di chi è venuto per raccontare la sua esperienza ed ha deciso di ascoltare, interagire, consigliare, proporre e di fare un bagno nel mare di Scilla al primo di Ottobre (non del tutto scontato).
Si diceva che non sempre riesco ad apprezzare e godere della meraviglia di cui parla Roberta, ma la possibilità di apprezzare le smorfie di felicità, sguardi stupiti ed occhi brillanti, riflesso della luce di una tre giorni che non sa di speranza come poteva essere l’anno scorso, bensì di certezza, è certamente un pezzo della vita che mi resterà dentro per sempre.
La certezza dei ragazzi delle scuole, sempre numerosi e particolarmente attenti nel veder messo in pratica ciò che apprendono sui libri durante l’anno. Le scuole e l’università quali centri di ricerca, ma anche di sogni e speranza che non dobbiamo mai perdere.
Per questo non posso che ringraziare Roberta, Domenico, Jlenia, Danilo, Alessio, Angelo, Elisa, Umberto, Marco, Clara, Francesca.
Ed un grazie particolare lo voglio rivolgere a Nunzia che mi ha sopportato e supportato in questi mesi di organizzazione 🙂
Ci vediamo alla IV edizione del Festival dell’Ospitalità 2018